Non si è fatta attendere la reazione di ArcelorMittal alla mancata proroga della facoltà d'uso dell'altoforno 2 dell'Ilva di Taranto. «L'azienda ha informato le organizzazioni sindacali che, in seguito al rigetto dell'istanza avanzata dai commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria di proroga allo spegnimento dell'altoforno 2, a breve invieranno alle stesse l'avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per 3.500 unità». Lo ha annunciato nella serata di ieri 11 dicembre la Fim Cisl Taranto-Brindisi, precisando che tra i 3.500 lavoratori «sono compresi 1.273 che sarebbero stati collocati in CIGO».
L'impianto fu sequestrato nel giugno del 2015 dopo l'incidente sul lavoro costato la cita all'operaio Alessandro Morricella.
I commissari straordinari dell'Ilva in A.S. stanno valutando il ricorso al Tribunale del Riesame contro la decisione del giudice Francesco Maccagnano, che ieri ha respinto l'istanza di proroga della facoltà d'uso che scadrà domani 13 dicembre.
Fim, Fiom e Uilm hanno "rigettato" la comunicazione di ArcelorMittal: «Già da domani, in occasione dell'incontro ministeriale - hanno dichiarato i sindacati in una nota - chiederemo con forza di fare chiarezza su una procedura di cassa integrazione che, di fatto, sostituirebbe l'attuale CIGO per crisi congiunturale con la CIGS facendolo diventare un problema di carattere strutturale. È giunto il momento – hanno aggiunto - di fare chiarezza sul futuro ambientale, occupazionale e industriale di un sito di interesse strategico per il Paese».