Ex Ilva, trattative in salita tra governo e ArcelorMittal

venerdì, 24 gennaio 2020 12:50:46 (GMT+3)   |   Brescia
       

Si avvicina la scadenza del 31 gennaio per il raggiungimento di un accordo tra governo, ArcelorMittal e Ilva in Amministrazione Straordinaria sull'ex Ilva, ma la trattativa intanto sembra complicarsi. Come evidenziato da diversi quotidiani, non c'è stato innanzitutto l'atteso incontro a Davos tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Lakshmi Mittal, presidente della multinazionale franco-indiana, sul tema del nuovo piano industriale. Il premier ha infatti preferito dedicare la giornata di ieri ad altri impegni, che comunque hanno riguardato l'Ilva e la città di Taranto. Si è svolto infatti a Palazzo Chigi un vertice governativo sul decreto "Cantiere Taranto", che si pone l'obiettivo di «facilitare una vera riconversione economica, sociale e culturale di tutta l'area», come evidenziato dal premier Conte in un messaggio su Facebook. Il testo del decreto dovrebbe andare al Consiglio dei ministri dal 28 gennaio. 

Tornando all'accordo sul siderurgico tarantino, restano ancora alcuni importanti nodi da scogliere, primi su tutti la quantificazione degli esuberi - l'azienda continua a ritenerne necessari 3.000 - e l'immunità penale. Intanto la situazione in fabbrica risulterebbe tesa. Dietro le esplosioni avvenute nell'Acciaieria 2 nella notte tra il 21 e il 22 gennaio non ci sarebbero mancanze sotto il profilo della manutenzione, bensì un errore umano. L'azienda ha infatti emesso un provvedimento disciplinare nei confronti dell'operatore che al momento delle deflagrazioni stava lavorando al convertitore. 
Nel frattempo i sindacati sottolineano con preoccupazione che da ArcelorMittal Italia stanno lasciando in massa i manager stranieri che ArcelorMittal aveva portato nel polo tarantino. A partire dal 15 ottobre 2019, quando l'ad Matthieu Jehl era stato sostituito da Lucia Morselli, numerosi dirigenti sono stati progressivamente sostituiti da personale scelto proprio dalla Morselli e proveniente principalmente da Terni, da Tenova, ma anche da Ilva in A.S. L'interpretazione prevalente tra i lavoratori e i loro rappresentanti è che dietro l'esodo dei dirigenti stranieri vi sia l'abbandono di ArcelorMittal. Non si può escludere tuttavia che il cambio di management sia propedeutico all'avvio di una nuova fase nel caso in cui la trattativa dovesse andare in porto. 

Secondo fonti di stampa, lunedì dovrebbe tenersi un incontro tra il governo, i suoi consulenti Francesco Caio e Marco Leonardi e i vertici di ArcelorMittal. La bozza del piano su cui si sta trattando prevedrebbe un 40% di ingresso pubblico, almeno un miliardo societario di banche, una newco di acciaieri del nord Italia con Cassa depositi e prestiti o Invitalia e una restante minima perentuale ad ArcelorMittal. Il piano contempla poi due altiforni, una produzione annua di acciaio grezzo pari a 8 milioni di tonnellate e due forni elettrici a preridotto, per i quali verrebbero coinvolti Tenova, Danieli e Rina come soci di una newco che produrrebbe DRI. 

Stefano Gennari


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