Ex Ilva, sindacati bocciano il piano di ArcelorMittal

martedì, 09 giugno 2020 12:53:48 (GMT+3)   |   Brescia
       

I sindacati hanno respinto con forza il nuovo piano di ArcelorMittal Italia per l'ex Ilva. Ieri, alla vigilia dello sciopero in corso oggi presso tutti gli stabilimenti del gruppo, si è svolto a Taranto il consiglio di fabbrica che ha portato Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm ad avanzare nei confronti del governo alcune richieste imprescindibili: nessun licenziamento, integrazione salariale e rotazione equa con ripartenza di manutenzioni e impianti fermi, ripresa delle attività dell'appalto, innovazione tecnologica e piano ambientale. Oggi, in concomitanza con lo sciopero, si terrà in videoconferenza la riunione tra il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, le organizzazioni sindacali e i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. 

La bozza del piano presentata dall'azienda prevede circa 5.000 esuberi tra lavoratori diretti e in forza all'amministrazione straordinaria e una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all'anno almeno fino al 2025. Inoltre, il rinvio degli investimenti ambientali e la richiesta di finanziamento e risorse allo Stato. Nel nuovo piano, insomma, non c'è nulla dell'accordo firmato nel settembre 2018 e nemmeno dell'intesa dello scorso 4 marzo. L'azienda spiega tutto questo con il «drammatico peggioramento delle prospettive» a seguito dell'emergenza COVID-19. 
Per ArcelorMittal la produzione potrà raggiungere gli 8 milioni di tonnellate annue e, nel caso, gli esuberi potranno essere riassorbiti soltanto a partire dal 2025. Parlando di investimenti, il piano fissa al 2022 l'avvio della costruzione dell'altoforno elettrico, che entrerà in funzione nel secondo semestre del 2024 con la chiusura dell'AFO2. Inoltre, rinvia di quattro anni il rifacimento dell'AFO5, che potrebbe essere sostituito con un secondo forno elettrico.  
ArcelorMittal chiede poi «un'indennità di 200 milioni di euro conforme agli aiuti di Stato per danni COVID-19» e 600 milioni di finanziamento nell'ambito del programma di garanzia statale (SACE). Per la restituzione di tale prestito prevede l'accensione di «un mutuo ipotecario di 600 milioni di euro nel 2022, dopo l'acquisizione». Il piano infine considera anche un contributo per l'abbattimento della CO2 (210 milioni edi euro), un contributo per la riduzione dell'impatto ambientale attraverso la sostituzione dell'AFO2 con forno elettrico (130 milioni) e la «concessione del programma Invitalia (55,3 milioni di euro)».

Secondo Fim, Fiom e Uilm, ArcelorMittal è «un soggetto inaffidabile e che non rispetta gli impegni sottoscritti continuando a rinviare gli investimenti sulle innovazioni tecnologiche e non garantendo la manutenzione degli impianti». I sindacati hanno quindi sollecitato il governo ad assumere «una posizione chiara rispetto al futuro di migliaia di lavoratori», altrimenti «non resteremo a guardare». Dopo il confronto di oggi con il titolare del MiSE, è previsto un nuovo consiglio di fabbrica per stabilire eventuali forme di mobilitazione. 

AGGIORNAMENTO: anche il governo ha rigettato il piano di ArcelorMittal Italia


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