Il nuovo governo intervenga subito per evitare lo spegnimento degli impianti dell'area a caldo di ArcelorMittal Italia, ex Ilva, a Taranto. Dopo l'appello di Federacciai, è stato il turno di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, che in una lettera ai neo ministri Giorgetti (Sviluppo economico), Orlando (Lavoro), Cingolani (Transizione ecologica) e Franco (Economia) hanno chiesto all'esecutivo «un incontro urgente al fine di individuare al più presto le necessarie e opportune soluzioni a questa drammatica vertenza».
In data 13 febbraio il TAR della Puglia ha pubblicato la sentenza che rigetta i ricorsi promossi da Ilva in Amministrazione Straordinaria e da ArcelorMittal Italia contro il Comune di Taranto per l'annullamento dell'ordinanza sul rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento ex Ilva. Il rigetto provocherà l'avvio della procedura di spegnimento dell'area a caldo dello stabilimento, da concludersi entro 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza. ArcelorMittal ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato.
Secondo i sindacati lo stop avrà come conseguenza «la distruzione graduale e irreversibile degli impianti coinvolti, il blocco di tutta la produzione di laminazione per mancanza di acciaio, la sospensione di tutte le operazioni di bonifica e degli investimenti di riconversione ambientale previsti». E, naturalmente, «potrebbe generare tensioni sociali ingovernabili» a causa della perdita di migliaia di posti di lavoro.