Ex Ilva, sale la tensione a Taranto dopo l'annuncio di nuove fermate

lunedì, 21 settembre 2020 14:42:12 (GMT+3)   |   Brescia
       

Nella serata di venerdì ArcelorMittal Italia ha annunciato la fermata o il ridimensionamento degli impianti dell'area laminazione dell'ex Ilva di Taranto. Nello specifico, ha fatto sapere Fim Cisl in una nota, i reparti LAF, Zincatura 1 e Decapaggio si fermeranno fino a data da destinarsi, l'impianto TNA passerà da 21 a 15 turni settimanali, mentre gli impianti FNA e HSL scenderanno da 15 a 10 turni settimanali. «Tutto questo – commenta la Federazione italiana dei metalmeccanici – è causato da un calo di ordini che causerà riduzioni di personale a cascata su tutti gli impianti di esercizio e manutenzione».

Attualmente sono in Cig circa 4.700 lavoratori, ai quali se ne aggiungeranno un migliaio secondo le stime dei sindacati. Solo poche settimane fa, d'altronde, l'azienda ha comunicato la proroga della Cig per COVID per altre nove settimane e per un massimo di 8.147 dipendenti, ovvero l'intero organico di Taranto esclusi i dirigenti. In attesa che a Roma riprendano le trattative tra il governo e il colosso franco-indiano, il clima si fa sempre più rovente all'interno dello stabilimento ionico, anche a causa di alcuni incidenti verificatisi di recente, per fortuna senza conseguenze per i lavoratori. Fiom, Fim, Uilm e Usb hanno informato il prefetto e la procura di Taranto che l'ulteriore riduzioni di presenze sugli impianti determinerà «un elevato rischio di incidente con serie ripercussioni per i lavoratori». Gli stessi sindacati si sono scagliati contro il governo annunciando battaglia: a breve saranno decise le azioni di mobilitazione da intraprendere e, hanno sottolineato, «nulla è escluso».
La percezione di molti è che dietro la motivazione di un ulteriore calo degli ordini si nasconda una mossa negoziale nella trattativa con il governo. In altre parole, l'ad Lucia Morselli starebbe continuando a preparare il terreno per garantire una fuga da Taranto alla multinazionale. Secondo l'accordo siglato a marzo tra ArcelorMittal e il governo, a novembre l'azienda potrà lasciare lo stabilimento pagando una penale di mezzo miliardo di euro. 


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