La chiusura dell'ex Ilva provocherebbe, considerando gli effetti diretti, indiretti e indotti, un impatto sul PIL italiano di 3,5 miliardi di euro, di cui 2,6 miliardi al Sud e i restanti 0,9 miliardi al Centro-Nord, pari allo 0,2% del PIL Italiano. È l'ultima stima della SVIMEZ (associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) nella sua relazione nelle commissioni Bilancio e Politiche dell'Unione europea del Senato sul piano per la ripresa. Secondo l'associazione, l'impatto negativo riguarderebbe soprattutto le esportazioni (-2,2 miliardi) ma anche i consumi delle famiglie (-1,4 miliardi), considerato il significativo impatto della perdita degli stipendi degli addetti dello stabilimento e dell'indotto (un bacino complessivo di oltre 15.000 persone). Per la SVIMEZ, è necessario definire una strategia di riconversione produttiva ecologica incentrata sugli investimenti verdi nel Mezzogiorno, a partire proprio dall'ex Ilva a Taranto, cogliendo l'opportunità del Recovery Fund. «Le risorse europee – scrive l'associazione – possono essere mobilitate per accompagnare quel processo di eco-conversione dell'impianto che può assicurare la continuità produttiva in sicurezza».
Nel frattempo, ieri 22 febbraio, al Ministero dello Sviluppo Economico, il governatore della Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci hanno incontrato il neo ministro Giancarlo Giorgetti per il quale «anche grazie all'intervento dell'Europa» ci troviamo in «un momento storico importante, un'occasione che, al netto delle conseguenze che certamente arrivano anche dalle vicende giudiziarie, tutti i protagonisti vorranno sfruttare al meglio». Per Michele Emiliano «l'incontro è stato utile [...] Abbiamo fatto fino ad oggi pochi passi avanti, siamo però finalmente riusciti a convincere l'Europa a finanziare una rivoluzione industriale che consentirebbe di trasformare Taranto nel polo dell'idrogeno italiano ed europeo. Un’occasione imperdibile, un allineamento di volontà tra la Regione Puglia, il sindaco di Taranto, le comunità italiane ed europee che hanno interesse all'adempimento dei doveri del Trattato di Parigi. Un insieme favorevole – ha concluso il governatore – che il Governo nato sull'accordo sulla transizione energetica evidentemente non può perdere».