L'emergenza coronavirus colpisce anche l'ex Ilva. ArcelorMittal e le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Usb ed Ugl hanno firmato ieri, al termine di un incontro, un verbale di accordo riguardante le misure per il contenimento dei rischi di contagio da Coronavirus all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto, in applicazione degli ultimi Dpcm e delle direttive del Ministero della Salute. Le parti hanno convenuto di introdurre ulteriori iniziative temporanee e, in particolare, «la previsione di una riduzione dei volumi produttivi», che comporterà una presenza di lavoratori pari «a circa 3.800 unità, cioè meno del 50% dei lavoratori in forza». Sono infatti 8.200 i lavoratori in organico.
Chiuderanno i seguenti reparti AFO2 e Acciaieria 1 (entro la settimana in corso); Treno Nastri 1 (non ripartirà e i forni sono spenti da oggi); Treno Lamiere (fermata iniziata ieri); Finitura Nastri (riduzione dei turni da 15 a 10 settimanali); LAF (fermo totale da oggi). Per le attività di officina è prevista l'applicazione della cassa integrazione per il 30% del personale. La restante forza lavoro si alternerà in base alle esigenze impiantistiche. È stata disposta anche la riduzione del 25% sulle manutenzioni di Area e l'attività di smart working per un totale di circa 300 dipendenti. Le misure riguardano anche il potenziamento del parco bus (già 5 quelli in più e se ne aggiungeranno altri 4) per i trasporti interni, in modo da dimezzare il numero dei passeggeri. I mezzi dovranno avere, dove possibile, i finestrini aperti, e saranno igienizzati a ogni fine turno.
Non è esclusa la possibilità di una fermata totale dello stabilimento, che ad oggi produce appena 8.500 tonnellate al giorno di ghisa.
Per i lavoratori che resteranno a casa sarà utilizzata la cassa integrazione ordinaria COVID-19 varata dal consiglio dei ministri ieri nell'ambito delle misure straordinarie per l'emergenza coronavirus. Altri due incontri sono programmati per oggi e mercoledì.