Si è conclusa alle 12:30 di oggi l'udienza del Consiglio di Stato sull'impugnazione da parte di ArcerlorMittal e Ilva in Amministrazione straordinaria della sentenza con la quale il Tar di Lecce aveva imposto la chiusura dell'area a caldo dello stabilimento tarantino. Il Consiglio di Stato si riserva la decisione, che sarà resa nota entro poche settimane.
Lo scorso 13 febbraio il tribunale amministrativo aveva accolto la tesi alla base dell'ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, ossia la «pericolosità delle emissioni incontrollate dell'area a caldo» del siderurgico. Lo stesso Melucci stamattina ha manifestato a Roma davanti a Palasso Spada, sede del Consiglio di Stato, insieme ad alcune associazioni ambientaliste e diversi cittadini tarantini. «Ci aspettiamo che il Consiglio di Stato tuteli i diritti costituzionali ed inalienabili dei cittadini tarantini, prima e meglio degli interessi delle grandi lobby industriali – ha dichiarato Melucci –, è uno spartiacque morale e anche strategico per l'Italia intera e il suo sistema economico. Gli altiforni si stanno spegnendo in tutta Italia e in tutti i paesi civili e moderni, per questo torniamo a chiedere al governo un urgente tavolo per un accordo di programma che possa gestire questa evoluzione. Senza la tutela della salute ed una vera e coraggiosa transizione ecologica, tecnologica ed energetica, il PNRR sarà soltanto una farsa. L'ex Ilva può essere, in termini di credibilità, la "Caporetto" del Governo Draghi, e la certificazione di un grave declino dell'umanesimo italiano. O al contrario, può rappresentare l'inizio di una nuova epoca di ripartenza e resilienza. Vedremo se il carbone e l'acciaio valgono più della vita umana nell'Italia del ventunesimo secolo. Di certo, qualunque sia l'esito dell'udienza odierna – ha concluso il sindaco – Taranto non si arrende e continua la sua battaglia per la vita».