Lo Stato potrà entrare in Ilva a patto che ArcelorMittal Italia accetti la transizione verso la decarbonizzazione nel quadro di new deal voluto dall'Europa. Lo ha detto il commissario straordinario di Ilva in A.S., Alessandro De Novi, ieri in audizione alla Camera. «Lo stabilimento di Taranto - ha aggiunto - dovrà produrre valore ed essere sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale» e, ancora, «l'obiettivo è una produzione di 8 milioni di tonnellate e la piena occupazione».
I punti principali dell'accordo sui quali si sta lavorando per arrivare ad un'intesa entro fine mese prevedono: l'anticipo dell'acquisto degli asset Ilva (quindi entro la scadenza originaria del 2023) e il mantenimento del prezzo e dei canoni stabiliti nell'accordo originario. «In cambio vi è la disponibilità dello Stato di entrare nella compagine di ArcelorMittal Italia a fronte di una disponibilità di Mittal a predisporre un nuovo piano industriale con nuove tecnologie green e mantenimento sostanziale del livello occupazionali». Così il commissario Da Novi in audizione.
L'unica cosa certa, hanno affermato i commissari, è che non ci sarà ulteriore rinvio: o si raggiunge un accordo entro la fine del mese per consentire una ripresa dei rapporti con ArcelorMittal oppure si andrà a una decisione del Tribunale di Milano il prossimo 6 marzo. «Siamo lontani all'arrivo di un accordo, puntiamo ad arrivarci per il 29 febbraio» ha affermato Danovi, aggiungendo che «attualmente ci sono le condizioni per arrivare ad un accordo», e che in mancanza di un'intesa «ciascuna parte se ne prenderà la responsabilità».
Stefano Gennari