Nulla di fatto. Questo il risultato del tavolo di ieri 9 luglio al Ministero dello Sviluppo economico dopo un pomeriggio di confronti tra ArcelorMittal, i sindacati e il ministro Luigi Di Maio. Nel frattempo, da Taranto, è giunta la notizia dell'avvio della procedura di spegnimento dell'Altoforno 2 ordinato dalla Procura.
Al termine dell'incontro, Di Maio ha comunicato tramite Facebook che «c'è ancora tanto da fare per i lavoratori e per Taranto», a conferma di come la soluzione di tutti i nodi, tra cui quello dell'immunità penale, sia ancora lontana. Arrivando al MiSE, il ministro aveva precisato: «Quanto alla reintroduzione dell'immunità penale per gli amministratori dello stabilimento ex Ilva di Taranto, oggi ArcelorMittal, voglio essere ben chiaro. Non esiste alcuna possibilità che torni. In questi mesi di interlocuzione ho sempre detto ad ArcelorMittal che la dirigenza dell'azienda non ha nulla da temere dal punto di vista legale se dimostra buona fede continuando nell'attuazione del piano ambientale». Ancora, il vicepremier aveva aggiunto: «Se si chiede di precisare questo concetto attraverso interpretazioni autentiche anche per norma, siamo assolutamente disponibili. Ma nessuna persona in questo paese potrà mai godere di una immunità per responsabilità di morti sul lavoro o disastri ambientali». In sostanza, l'accordo siglato nel 2018 prevedeva la clausola solo per il piano ambientale e dunque, secondo Di Maio, non sarebbe legale la rescissione minacciata da ArcelorMittal dal prossimo 6 settembre.
I sindacati hanno lasciato il MiSE fortemente delusi. «Il governo non ha ancora risolto la partita dello scudo penale - ha affermato il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli - mentre l'azienda non ha mostrato nessuna volontà di ritirare la cassa integrazione e non ha neanche chiarito se i lavoratori alla fine delle tredici settimane di Cig rientreranno tutti in azienda».
Francesca Re David, leader della Fiom, annunciando che il tavolo è rinviato alla prossima settimana, ha dichiarato: «Il governo ha assicurato risposte e l'azienda è in attesa di capire, ma fino a che non c'è una risposta definitiva lo stallo è pesante».
Nel frattempo, sono arrivate notizie tutt'altro che positive dalla Procura di Taranto, che ha disposto l'avvio della procedura di spegnimento dell'impianto che già era stato sottoposto a sequestro preventivo dopo l'incidente costato la morte nel 2015 ad Alessandro Morricella, operaio di 35 anni. La disposizione è arrivata a seguito del rigetto del Gup nei giorni precedenti dell'istanza di dissequestro dell'impianto: «Il pm Antonella De Luca ha affidato al custode giudiziario, Barbara Valenzano, la definizione del cronoprogramma per lo spegnimento dell'Afo 2, che è uno dei tre altoforni del siderurgico di Taranto», ha riportato l'agenzia Ansa. Secondo l'analisi del Gup e dei suoi tecnici, «l'azienda non avrebbe applicato tutte le prescrizioni per la messa in sicurezza dell'impianto». L'Altoforno 2 è uno dei tre attualmente operativi. Secondo Bentivogli della Fim Cisl, il ministro Di Maio durante l'incontro avrebbe comunicato che il «governo sta interloquendo con la Procura e ha chiesto di sospendere il provvedimento di spegnimento». Va ricordato comunque che lo scorso 7 novembre Matthieu Jehl, amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, annunciò nell'ambito degli investimenti da 2,4 miliardi di euro un revamping dell'Altoforno 5 - il più grande d'Europa -, specificando che a tali interventi sarebbe seguito lo stop all'Altoforno 2.
Stefano Gennari