«Le regole del gioco vanno rispettate. Non possiamo, come sistema Paese, permetterci di non dare certezza del diritto a chi vuole investire nella nostra economia, siano investitori italiani, siano investitori internazionali». Così il presidente dell'associazione dei produttori siderurgici italiani Alessandro Banzato commenta la vicenda che vede contrapposti ArcelorMittal e il Governo italiano.
La multinazionale dell'acciaio, attuale proprietaria dell'ex Ilva, ha espresso preoccupazioni riguardo all'articolo 46 del Decreto Crescita, che prevede la revoca dell'immunità penale per i commissari Ilva e i futuri acquirenti. ArcelorMittal teme che il Decreto, approvato nella sua formulazione attuale, possa pregiudicare la capacità dell'azienda di gestire l'impianto nello stesso momento in cui attua il Piano ambientale richiesto dal Governo italiano e datato settembre 2017.
«Il nuovo quadro normativo prodotto dal Decreto - afferma il presidente di Federacciai - pregiudica di fatto la possibilità, per ArcelorMittal, di proseguire nell'opera di risanamento ambientale avviata, e direi fin qui puntualmente rispettata, e quindi di rilanciare un sito produttivo che rappresenta un patrimonio per l'intera siderurgia nazionale. È bene ricordare - aggiunge - che si tratta di uno stabilimento che dal 2012 è di fatto sotto sequestro, e proprio per questo necessita di garanzie specifiche per chi vi opera».
Secondo Banzato, inoltre, «una modifica delle regole del gioco danneggerebbe la reputazione del nostro Paese, scoraggiando altri investitori potenzialmente interessanti».
Dichiarazioni analoghe sono arrivate da Confindustria: «Non è una buona idea mettere in discussione una clausola centrale dell'accordo firmato meno di un anno fa da questo stesso governo: l'attuazione di un piano ambientale deve rispettare tempi definiti e l'azienda acquirente ArcelorMittal potrà assumersi tutte le responsabilità solo dopo aver avuto la possibilità di mettere a norma gli impianti».
Stefano Gennari