Ex Ilva, Consiglio di Stato annulla la sentenza del TAR: no allo stop dell'area a caldo

mercoledì, 23 giugno 2021 14:27:16 (GMT+3)   |   Brescia
       

Acciaierie d'Italia (ex Ilva) non dovrà spegnere l'area a caldo dello stabilimento di Taranto e quindi potrà proseguire con regolarità la sua attività produttiva. È stato reso noto infatti che il Consiglio di Stato, all'esito dell'udienza del 13 maggio scorso, ha disposto l'annullamento della sentenza del TAR di Lecce n.249/2021. Quest'ultima, confermando una precedente ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, aveva ordinato lo spegnimento degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento tarantino perché inquinanti.

La sentenza del TAR era stata impugnata al Consiglio di Stato da ArcelorMittal Italia, da Ilva in A.S. e da Invitalia. Secondo i giudici dell'appello, «va dichiarata l'illegittimità dell'ordinanza impugnata e ne va conseguentemente pronunciato l'annullamento» perché «il potere di ordinanza non risulta suffragato da un'adeguata istruttoria e risulta, al contempo, viziato da intrinseca contraddittorietà e difetto di motivazione». Nelle 60 pagine di motivazione della sentenza si legge che il «potere di ordinanza» del sindaco ha «finito per sovrapporsi alle modalità con le quali, ordinariamente, si gestiscono e si fronteggiano le situazioni di inquinamento ambientale e di rischio sanitario, per quegli stabilimenti produttivi abilitati dall'AIA», l'Autorizzazione integrata ambientale. Secondo i giudici del Consiglio di Stato, inoltre, non si è evidenziato un pericolo «ulteriore» rispetto a quello ordinariamente collegato allo svolgimento dell'attività industriale.

Nel dettaglio, sull'ordinanza del sindaco il Consiglio di Stato «ha ritenuto che in concreto il potere di ordinanza d'urgenza fosse stato esercitato in assenza dei presupposti di legge, non emergendo la sussistenza di fatti, elementi o circostanze tali da evidenziare e provare adeguatamente che il pericolo di reiterazione degli eventi emissivi fosse talmente imminente da giustificare l'ordinanza contingibile e urgente, oppure che il pericolo paventato comportasse un aggravamento della situazione sanitaria in essere nella città di Taranto, tale da indurre ad anticipare la tempistica prefissata per la realizzazione delle migliorie dell’impianto». Tutto questo «pur senza negare la grave situazione ambientale e sanitaria da tempo esistente nella città di Taranto, già al centro di vicende giudiziarie penali e di una sentenza di condanna dell'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti Umani (relativa però alla precedente gestione dello stabilimento, rispetto alla quale le misure intraprese negli ultimi anni hanno segnato «una linea di discontinuità)».

Con la decisione del Consiglio di Stato non solo vengono a decadere le ipotesi di spegnimento dell'area a caldo dello stabilimento ex Ilva, ma possono proseguire il discorso dell'ingresso dello Stato nel gruppo siderurgico e il piano industriale firmato a dicembre 2020. «Alla luce del pronunciamento del Consiglio di Stato che chiarisce il quadro operativo e giuridico, il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile e nel rispetto della salute delle persone», ha dichiarato subito dopo la sentenza il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, aggiungendo che l'obiettivo è «rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell'acciaio accogliendo la filosofia del PNRR recentemente approvato».


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