Ilva in amministrazione straordinaria ha presentato alla Corte d'Assise di Taranto un'istanza di dissequestro per gli impianti dell'area a caldo del siderurgico, attualmente gestito da Acciaierie d'Italia. Gli impianti sono sotto sequestro dal 26 luglio 2012 in base a un'ordinanza dell'allora giudice per le indagini preliminari di Taranto, Patrizia Todisco, durante l'indagine "Ambiente svenduto", tuttavia all'azienda è concessa da anni la facoltà d'uso. Secondo Angelo Loreto e Filippo Dinacci, legali di Ilva in amministrazione straordinaria, gli stessi impianti dopo quasi dieci anni non sarebbero più fonte di malattia e morte per chi ci lavora e per chi abita nelle vicinanze e dunque ci sarebbero i presupposti per revocarne il sequestro.
La revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto è una delle condizioni sospensive del perfezionamento dell'acquisto dei rami d'azienda di Ilva da parte di Acciaierie d'Italia, che era stato fissato entro maggio di quest'anno con l'accordo di co-investimento firmato il 10 dicembre 2020 dagli amministratori legali di ArcelorMittal Holding Srl, ArcelorMittal Sa e Invitalia. La richiesta dei commissari di Ilva in A.S. andrebbe dunque letta come dimostrazione dell'intenzione di rispettare gli impegni. Ad ogni modo, secondo indiscrezioni il closing dell'operazione, che vedrà Invitalia diventare azionista di maggioranza con il 60% del capitale della società, slitterà probabilmente oltre la scadenza di maggio.