Duro affondo dell'ex Presidente di Federacciai al Governo italiano e alla politica in generale sul modo in cui si sta discutendo della crisi dell'ex Ilva. Il Presidente del Gruppo Duferco Antonio Gozzi, in un editoriale pubblicato dal settimanale Piazza Levante, ha accusato i politici di «non sopperire al normale gap conoscitivo ricorrendo ad esperti» pretendendo invece di «continuare a gestire cose complesse con la propria sovrana ignoranza». Ha quindi voluto fare chiarezza attraverso alcuni punti fondamentali «che gli esperti del settore conoscono alla perfezione» ma «che è bene ricordare senza alcuna presunzione ma solo con senso di rispetto della realtà e della verità».
1) Gozzi ha sottolineato che non è vero che non si può produrre acciaio da ciclo integrale senza inquinare gravemente il territorio circostante. In tutti i paesi europei, ha detto, ci sono impianti da altoforno che come quello di Taranto convivono con territori abitati senza provocare danni. La differenza tra quello di Taranto e gli altri è che il primo dopo l'uscita dei Riva (luglio 2012) non ha goduto sino all'arrivo di ArcelorMittal di significativi investimenti ambientali.
2) Non è vero che si può produrre l'acciaio con il gas, ha affermato l'ex numero uno di Federacciai. Al massimo si può produrre con impianti DRI (Direct Recution Iron), che però convengono soltanto in paesi dove il costo del gas è basso (Algeria, Libia, Qatar, Venezuela, ecc.).
3) Taranto senza una filiera integrata non ha senso perché alimentare i laminatoi con semiprodotti (bramme) acquistati da fuori è economicamente impossibile. Secondo Gozzi chiudere l'area a caldo significherebbe chiudere l'intero stabilimento. «È circolata la voce che ArcelorMittal vorrebbe tenersi i laminatoi e lasciare l'area a caldo allo Stato perché si occupi della sua manutenzione straordinaria ed ambientalizzazione per poi eventualmente riprenderla dopo». Ma, ha continuato Gozzi, la proposta sarebbe inaccettabile. «Che competenze ha lo Stato per rifare altiforni e mettere le mani su cokerie e sinter? A chi venderebbe lo Stato le bramme prodotte nell'area a caldo? A Mittal? E a che prezzo?».
4) Alcuni forni elettrici potrebbero essere installati per sostituire almeno parzialmente gli altiforni, ha detto Gozzi. Tuttavia vi sarebbe il problema di trovare il rottame per alimentarlo. «Una grossa domanda aggiuntiva come quella di Taranto rischierebbe di far esplodere i prezzi del rottame stesso, danneggiando sia la competitività dell'acciaio di Taranto sia quella dei forni elettrici della siderurgia del Nord Italia», ha spiegato l'ex Presidente di Federacciai, aggiungendo che «inoltre, non tutto l'acciaio attualmente richiesto dal mercato può essere prodotto da forni elettrici; per taluni utilizzi l'acciaio prodotto con il ciclo integrale è insostituibile».
Antonio Gozzi ha concluso affermando che ogni decisione sull'Ilva, oltre che essere chiara, deve essere economicamente sostenibile nonchè ambientalmente accettabile. Infine, ha sottolineato che «la magistratura non deve fare politica industriale. Il compito di decidere quali sono le norme ambientali da rispettare e come far funzionare o no gli impianti spetta alla Pubblica Amministrazione e non ai giudici».