Eurofer, l'associazione europea dei produttori di acciaio, ha dichiarato che i prezzi elevati dell'energia e del carbonio, che attualmente sono superiori a 80 euro, rischiano di minare i piani di decarbonizzazione dell'industria siderurgica dell'Ue. Per questo, ha chiesto che i leader dell'Ue agiscano rapidamente per garantire che gli obiettivi climatici siano raggiunti in modo efficiente sotto il profilo dei costi.
Eurofer ha affermato che negli ultimi mesi le aziende energivore sono state costrette a reagire all'aumento dei costi riducendo l'operatività o chiudendo temporaneamente gli impianti. I prezzi del gas e dell'elettricità sono aumentati di quattro/cinque volte rispetto allo scorso anno. Inoltre, i picchi di prezzo del carbonio (fino a 80-90 euro in più) hanno un impatto crescente sui prezzi dell'elettricità.
Secondo Eurofer, i costi aggiuntivi diretti del carbonio per l'industria siderurgica saranno di quasi 14 miliardi di euro nel 2030 con emissioni "normali", oppure di 8,4 miliardi di euro se il settore sarà in grado di ridurre le proprie emissioni del 30% entro il 2030 attraverso i proposti investimenti da 25 miliardi di euro in tecnologie pulite. Ciò significa che nel 2030 un'impresa siderurgica media dell'Ue che riadatta il proprio impianto con tecnologia pulita dovrà affrontare un costo del carbonio di 400 milioni di euro; allo stesso tempo, un'impresa non comunitaria equivalente, localizzata ad esempio in Cina, Russia o Indonesia, esporterà il proprio acciaio "sporco" nel mercato dell'Ue sostenendo soltanto 30 milioni di euro di costi, nonostante l'imposta fissata dal meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM). Uno scenario, questo, che Eurofer ha definito "insostenibile".