Le ultime due revisioni delle misure di salvaguardia dell'UE sull'acciaio «prendono di mira la Turchia» e violano l'accordo siglato nel 1996 tra la Comunità europea del carbone e dell'acciaio e la Repubblica Turca. Lo ha affermato Ugur Dalbeler, general manager del produttore Colakoglu Metalurji, intervistato da SteelOrbis sul tema delle misure intraprese dall'UE per limitare le importazioni di coils a caldo turchi.
Dalbeler ha ricordato che la Turchia ha chiesto al WTO di istituire un panel per valutare di infliggere sanzioni che compensino i danni subiti. Ha inoltre aggiunto che procedure di arbitrato dovrebbero essere avviate nell'ambito del trattato CECA.
«La quota dell'UE nelle nostre esportazioni è di circa il 40 percento, sebbene la sua quota potenziale nelle nostre esportazioni totali di acciaio sia ancora maggiore» ha affermato il manager di Colakoglu, aggiungendo che «questa percentuale diminuirà dopo l'adozione delle misure proposte». Dalbeler ha fatto eco alle parole di Adnan Aslan dichiarando che «gli esportatori turchi dovrebbero cercare mercati alternativi per ridurre al minimo l'impatto delle misure». Il manager ha suggerito che «il calo delle esportazioni cinesi nell'era post-COVID offre alla Turchia nuove opportunità di mercato». Ciononostante, «la Russia domina sotto il profilo dei prezzi sul mercato internazionale, che si è rimpicciolito a causa del crescente protezionismo». Questo, ha avvertito, sarà causa di pressioni sugli esportatori turchi.