La decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di raddoppiare le tariffe sulle importazioni di acciaio proveniente dalla Turchia ha violato le disposizioni della Sezione 232. Lo ha stabilito la Corte del commercio internazionale degli Stati Uniti ieri 14 luglio. Secondo la stessa Corte, i dazi aggiuntivi «violano le procedure statutariamente obbligatorie e la garanzia costituzionale di pari protezione di fronte alla legge».
Le tariffe della Sezione 232 contro le importazioni di acciaio dalla Turchia erano state aumentate dal 25% (istituito per tutti i paesi a marzo 2018) al 50% nell'agosto 2018. Trump aveva giustificato l'aumento con il deprezzamento della lira turca e con la disputa diplomatica riguardante l'incarcerazione del pastore ameriano Andrew Brunson in Turchia. Il dazio del 50% era rimasto in vigore fino a maggio 2019.
Transpacific Steel, che aveva contestato l'aumento del dazio, ha chiesto un rimborso per le tariffe che ha dovuto pagare tra l'agosto del 2018 e il maggio del 2019. Il tribunale ha riscontrato che l'aumento delle tariffe non ha seguito le procedure obbligatorie previste dalla legge e che le modifiche alle tariffe originali non erano valide. In sintesi, secondo quanto affermato dalla Corte, «il governo continua a sostenere che il Presidente è autorizzato a modificare il suo precedente proclamo ma, come abbiamo già detto, la visione espansiva del Presidente sul suo potere nell'ambito della Sezione 232 è errata, e in contrasto con la lingua dello statuto, la sua storia legislativa e il suo scopo. […] Contrariamente a quanto sostiene il governo, non c'è nulla nello statuto che supporti l'autorità permanente di modificare i proclami al di fuori delle scadenze indicate» ha concluso la Corte.