Nella giornata di ieri, giovedì 29 luglio, il Ministero delle Finanze e la Tariff Commission cinesi avevano annunciato la cancellazione degli incentivi per coils laminati a freddo (CRC), zincati a caldo (HDG) e acciaio al silicio.
La misura entrerà in vigore a partire dal 1° agosto e coinvolgerà i prodotti classificati nell’Harmonized System (HS) con i codici: 72091510, 72091590, 72091610, 72091690, 72091710, 72091790, 72091810, 72091890, 72101200, 72103000, 72104900, 72106100, 72251100, 72251900, 72255000, 72259100, 72259200, 72261100, 72261900, 73021000, 73042910, 73042920 e 73042930.
In aggiunta, sempre a partire dal 1° agosto la Cina imporrà una tassa sulle esportazioni di ferrocromo e ghisa di alta qualità con aliquota rispettivamente al 40 e al 20%.
In base ai dati della China Iron and Steel Association (CISA), nel primo semestre del 2021 la Cina ha esportato 37,38 milioni di tonnellate di acciaio, in aumento del 30,2% rispetto ai primi sei mesi del 2020 e dell’8,6% rispetto a gennaio-giugno 2019.
Nello stesso periodo, la Cina ha importato solo 7,35 milioni di tonnellate di acciaio, dato in lieve aumento (+0,1%), a dimostrazione del fatto che le esportazioni dominano il segmento cinese degli acciai finiti.
Secondo gli esperti, la cancellazione degli incentivi sulle esportazioni si muove nella stessa direzione dei tagli all’output di acciaio e delle limitazioni ai prezzi del minerale ferroso: favorire uno sviluppo qualitativo dell’industria siderurgica cinese.
In seguito alla cancellazione degli incentivi a maggio di quest’anno per alcuni prodotti in acciaio, il loro prezzo nei mercati oltreoceano è salito e, ad esempio, la differenza tra le quotazioni degli HRC nel mercato domestico e quelle di esportazione non è mai stata così ampia.