Il 29 maggio, gli USA hanno affermato che “imporranno una tariffa del 25% su 50 miliardi di dollari di beni importati dalla Cina contenenti tecnologie industrialmente significative, compresi quelli relativi a ‘Made in China 2025’”. Inoltre, “per proteggere la sicurezza nazionale, gli Stati Uniti applicheranno specifiche restrizioni agli investimenti e incrementeranno i controlli sulle esportazioni per le persone e le entità cinesi collegate all'acquisizione di tecnologia industrialmente significativa”.
La lista dei beni che saranno presi di mira verrà resa pubblica il 15 giugno, mentre le restrizioni agli investimenti e i controlli sulle esportazioni saranno annunciati il 30 giugno, ha affermato la Casa Bianca, aggiungendo che queste azioni sono solo una parte delle “molteplici misure per proteggere la tecnologia domestica e la proprietà intellettuale da certe pratiche commerciali discriminatorie e opprimenti della Cina”.
Il Ministero del Commercio (MOC) della Cina ha replicato celermente lo stesso giorno, affermando che la mossa degli USA “è chiaramente in contrasto con l’intesa raggiunta recentemente da Cina e Stati Uniti a Washington”. Il MOC ha inoltre dichiarato che la Cina è fiduciosa, capace ed esperta in termini di difesa degli interessi del popolo cinese e degli interessi nazionali fondamentali, indipendentemente da qualsivoglia misura che gli americani possano adottare. La dichiarazione si è conclusa con un’esortazione agli USA a trovare un compromesso in nome della loro recente dichiarazione congiunta.