Il settore siderurgico italiano è «fermo al 95%», mentre si continua a produrre in paesi come Germania, Francia e Spagna. Pertanto, «in prospettiva, la siderurgia italiana ne soffrirà come presenza sui mercati». Questo l'allarme lanciato da Alessandro Banzato, presidente di Federacciai, nel corso di un'intervista all'Ansa. Seppur con un «rispetto rigorosissimo della sicurezza», «d'accordo con i sindacati» e «con il conforto dei dati scientifici sul trend dell'emergenza», secondo Banzato bisogna valutare «un lento, leggero, graduale riavvio degli impianti».
«Possiamo per un po' essere assenti, ma non può essere una cosa che si prolunga troppo a lungo, soprattutto se negli altri paesi europei i comportamenti sono diversi - ha avvertito Banzato -. È chiaro che nei mercati potremmo essere lasciati fuori. Chi ha un ordine non aspetta, se vede che tu non ci sei più cerca da un'altra parte». Federacciai no vuole dare dei limiti di tempo, bensì «porre un problema». Secondo il numero uno dell'associazione, ci sarà probabilmente un confronto con il Governo «per vedere se nella settimana prima di Pasqua o in quella successiva sarà possibile, magari con dei limiti, cominciare a pensare, in accordo con i sindacati, se si può cominciare a riattivare qualcosa». L'idea sarebbe quella di una "ripartenza leggera".
«Sta funzionando ancora un ciclo continuo come quello di Taranto, ma - ha sottolineato Alessandro Banzato - credo abbia problemi con le spedizioni. Se io produco devo poter anche spedire, chiunque ha continuato a funzionare anche la settimana scorsa ha un problema di riavviamento della filiera. Se sono in produzione ma non riesco a dare sbocco ai miei clienti dopo un po' mi fermo perché non posso accumulare magazzini mostruosi. Il settore è quasi totalmente fermo».
Stefano Gennari