Cresce nell'ultima parte del 2021 il fatturato delle fonderie italiane, ma pesa sul settore l'impennata dei prezzi dell'energia. È quanto è emerso dall'ultima indagine realizzata dal Centro Studi di Assofond, l'associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane.
Fatturato in aumento del 12% sul trimestre precedente
Nel quarto trimestre dello scorso anno i ricavi del settore sono aumentati del 12% rispetto al trimestre precedente, con il 72% delle fonderie ha indicato una crescita del proprio fatturato. Fra queste, il 71% ha indicato l'incremento di commesse come il motivo dell'espansione della domanda. Il 29% delle aziende ha espresso un aumento della produzione di nuovi modelli, mentre il 23% ha segnalato una crescita di nuovi clienti. Il budget delle fonderie per il 2022 è fissato per una crescita media ponderata del 15% sul fatturato acquisito nel 2021.
Dal punto di vista della fiducia, la situazione economica attuale, nel suo complesso, resta stabile. L'indice ACT (che misura il giudizio su come le aziende abbiano trascorso il trimestre di riferimento) è in leggera flessione e si posiziona a quota 50. Al contrario, l'indice SIX, che sintetizza le risposte sulle aspettative dei sei mesi successivi alla rilevazione, china il verso in basso, a 51 punti, dopo la flessione registrata anche nel terzo quarto dell'anno.
Stabile la visibilità degli ordini, cala l'utilizzo della capacità
Dopo il forte rialzo del terzo trimestre sul secondo, resta stabile a 2,7 mesi la visibilità degli ordini, mentre cala a quota 75,5% l'utilizzo di capacità produttiva: un dato che la grande maggioranza delle fonderie (81,8%) ritiene comunque soddisfacente.
Analisi per comparto: bene ghisa e non ferrosi, meno bene l'acciaio
Guardando ai singoli comparti, la maggioranza delle fonderie di ghisa e di metalli non ferrosi riscontrano nel IV trimestre 2021 un fatturato in aumento, rispettivamente del +15% e del +12%, rispetto al trimestre precedente, mentre fra le fonderie di acciaio prevalgono i segni negativi e una variazione media ponderata nulla. Nel primo caso, l'incremento delle commesse su modelli già esistenti è la motivazione principale di aumento del fatturato, seguita immediatamente da un numero di giorni lavorati risultati maggiori nel quarto trimestre, rispetto al terzo; nel secondo caso, le difficoltà provengono da un calo delle commesse e dai problemi contingenti connessi all'aumento dei costi dei fattori produttivi.
Nonostante questi distinguo, i budget per il 2022 sono tutti fissati su percentuali di crescita: molto significativa per l'acciaio (+23%) meno per ghisa (+12%) e non ferrosi (+14%).
La situazione si ribalta se si guarda all'indice di fiducia: le fonderie di ghisa e di metalli non ferrosi, pur indicando un quadro economico non sfavorevole, non esprimono più ottimismo sulle attese dei prossimi sei mesi; quelle di acciaio, al contrario, pur indicando una situazione di forte difficoltà sul finire del 2021, rimangono più fiduciose rispetto ai mesi che seguiranno, ancorché l'indice sia in lieve calo anche per questo comparto.
Sulla ripresa pesa il caro energia
Fabio Zanardi, presidente di Assofond, ha sottolineato che «il quarto trimestre del 2021 ha confermato per le fonderie il trend della prima parte dell'anno: la ripresa è solida e ci sta rapidamente riportando sui livelli pre-pandemia. Ciò nonostante, ci troviamo di fronte a una situazione sempre più insostenibile per quanto riguarda i costi energetici, la cui incidenza sui costi di produzione è ormai passata dal 9-10% a oltre il 30%».
Il caro bollette «impatta in maniera decisiva sui margini delle imprese, soprattutto di quelle energivore come le fonderie, che si trovano in una situazione davvero complessa. Se non alziamo i nostri prezzi, non abbiamo più convenienza a produrre, il che ci porta al paradosso di avere un portafoglio ordini pieno, ma di dover valutare seriamente se è meglio rinunciare a qualche ordine per evitare di produrre in perdita», ha continuato Zanardi, chiedendo «un intervento deciso per calmierare i costi dell'energia, pena il rischio di non poter dare seguito al rimbalzo che ha caratterizzato il 2021«».