In un comunicato stampa del 7 giugno, Assofermet, l’associazione di categoria che rappresenta le imprese italiane dei settori siderurgico, del rottame, dei metalli e della ferramenta ha espresso la propria contrarietà in merito alla revisione delle misure di salvaguardia dell’Unione Europea.
Secondo quanto riportato dall’associazione, la decisione di prorogare le misure fino alla fine di giugno 2026, unita all’introduzione di un tetto del 15% sulle importazioni dei coils a caldo provenienti da “Altri Paesi” mette a rischio i settori europei ad alto consumo di acciaio come l’automotive, le costruzioni, l’ingegneria meccanica e tutta la manifattura utilizzatrice.
All’interno del contingente “Altri Paesi”, infatti, sono presenti Vietnam, Giappone, Taiwan ed Egitto, che solo nel 2023 hanno esportato un totale di 3,9 milioni di tonnellate all’Unione Europea: con l’effettiva introduzione del tetto massimo del 15% – secondo le proiezioni di Assofermet per il 2024 – tale flusso si fermerebbe a 2,26 milioni di tonnellate, eliminando di fatto circa 1,63 milioni di tonnellate importate. Questo dato avrebbe un impatto decisamente importante sull’intera industria manifatturiera «già alle prese con una preoccupante crisi dei consumi», riporta il comunicato.
Secondo Assofermet si andrebbe di fatto a generare un’indisponibilità di acciaio in Unione Europea, la quale, insieme al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), causerebbe un forte aumento dei prezzi del materiale.
«È lo scenario peggiore che potevamo aspettarci dalla proroga delle misure di salvaguardia» ha commentato Paolo Sangoi, neoeletto Presidente di Assofermet Acciai. «Il mantenimento della salvaguardia per altri 24 mesi implica una sovrapposizione con il CBAM, destinata a generare di fatto una doppia tassazione. Se a questo ci aggiungiamo le varie modifiche che la Commissione prospetta, la posizione di Assofermet non può che essere fermamente contraria alla sua approvazione definitiva».
«È di fondamentale importanza» ha continuato Sangoi «che la Commissione europea si renda garante delle forniture dell’acciaio di cui la manifattura europea necessita. Il successo e il futuro del nostro sistema economico è garantito anche dal consumo generato proprio dall’industria utilizzatrice di acciaio».
A questo riguardo, Assofermet si è detta pienamente disponibile a illustrare alle istituzioni italiane e comunitarie le gravi conseguenze dell’attuazione della norma così come è stata presentata all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).