Mentre vanno avanti le trattative perché si arrivi a un accordo sull'ex Ilva entro la fine di febbraio, ArcelorMittal Italia riferisce di un incremento della produzione a Taranto e, dunque, del ritorno al lavoro per alcune centinaia di lavoratori che lasciano la cassa integrazione ordinaria. L'output nell'ultimo periodo è ammontato a circa 13.000 tonnellate medie giornaliere, con un picco di 15.300 tonnellate - pari a 52 colate - registrato il 15 febbraio scorso. Questa settimana è ripartito il Treno Lamiere, con il conseguente rientro di 360 lavoratori, mentre è prevista nel corso di marzo la ripartenza del Treno Nastri 1, 182 lavoratori. A questi si aggiungono circa 100 addetti alla manutenzione, rientrati in considerazione della necessitá di interventi nel siderurgico anche al fine di migliorarne la sicurezza. La cassa integrazione in corso - prorogata per la seconda volta da fine dicembre per tredici settimane - riguarda 1.273 addetti su una forza organica di 8.200.
Intanto, in data 18 febbraio il Treno Nastri 2 ha prodotto 15.261 tonnellate dopo aver toccato 15.921 tonnellate nei primi giorni di febbraio. Dati che non si registravano da almeno un anno, tuttavia i sindacati frenano gli entusiasmi.
Per la Fiom-Cgil ArcelorMittal continua ad essere «poco trasparente e a non fornire elementi utili alle organizzazioni sindacali per avere un quadro chiaro rispetto agli asset produttivi». Il sindacato ha chiesto alcuni approfondimenti «in merito alla scelta aziendale della ripartenza del Tna 1. Nella fattispecie - ha spiegato - abbiamo chiesto se la produzione giornaliera abbia subito degli aumenti» e se è «previsto l'utilizzo di bramme provenienti da altri stabilimenti, o se ci siano problemi al Tna 2». Tuttavia, «le relazioni industriali non hanno dato risposte agli interrogativi posti», ha concluso la Fiom-Cgil.
Stefano Gennari