Le segreterie nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno scritto una lettera al ministro dello Sviluppo economico, al ministro del Lavoro e per conoscenza all'amministratore delegato di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli chiedendo un incontro urgente «in merito alla drammatica situazione industriale» degli stabilimenti del gruppo. I sindacati hanno lamentato nello specifico la cattiva gestione della cassa integrazione per COVID-19, la perdita salariale per i lavoratori in CIG, la riduzione al minimo della produzione di acciaio, il blocco degli investimenti per l'ambientalizzazione e la mancanza di interlocuzione con la proprietà. La necessità di un incontro è motivata anche dal fatto che «l'accordo intervenuto tra Governo e AMI il 4 marzo prevede la scadenza del 31 maggio per la definizione dell'accordo sul piano industriale la conseguente attivazione della cassa straordinaria (quella ordinaria scade il 30 giugno)», si legge ancora nella missiva.
Le organizzazioni sindacali hanno annunciato che metteranno in atto azioni di lotta a partire da una mobilitazione del 22 maggio. La scelta da parte di ArcelorMittal di rimandare la ripartenza degli impianti dell'area a freddo e di aumentare il numero dei lavoratori in cassa integrazione è stata giudicata incomprensibile. «È del tutto evidente – hanno affermato i sindacati – che l'azienda provi a ritagliarsi uno spazio con il governo per provare a trattare miglior condizioni di favore sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini». L'azienda, hanno concluso, «è un interlocutore inaffidabile e lo ha dimostrato in molteplici occasioni».