ArcelorMittal Italia ha comunicato ieri 7 gennaio alle organizzazioni sindacali che entro la metà di gennaio verrà riavviato il Treno Lamiere, mentre entro fine mese ripartiranno l'Acciaieria 1 (parzialmente) con un convertitore e una colata continua, nonché l'Altoforno 2. Acciaieria 1 e AFO2 erano stati fermati la scorsa primavera, mentre erano rimasti operativi AFO1 e AFO4. La produzione giornaliera di acciaio salirà così da 10.000 a 14.000 tonnellate. Nel frattempo, è partita lunedì scorso per altre dodici settimane la cassa integrazione con causale Covid-19 per tutti i dipendenti dello stabilimento di Taranto. La procedura riguarderà un massimo di 8.132 unità, di cui 5.616 operai, 1.519 impiegati, 867 equivalenti e 130 quadri. La motivazione resta la stessa, ovvero il perdurare della riduzione dell'attività lavorativa riconducibile alla situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 in atto a livello nazionale. Il gruppo ha chiuso il 2020 con una produzione di soli 3,3 milioni di tonnellate.
La reazione dei sindacati all'annuncio delle ripartenze non è stata positiva. USB teme che «i numeri relativi alla produzione presto tornino a calare». A supporto di questa tesi c'è, secondo il sindacato, «la totale assenza di chiarezza nell'illustrare quello che accadrà nelle prossime settimane». L'Unione sindacale di base prevede, a fronte della ripartenza di AFO2, «la fermata di AFO4 che presenta condizioni strutturali assolutamente precarie. Si tratta dunque di cambiamenti che si svilupperanno lungo un arco temporale di soli 20/25 giorni per poi tornare alla situazione precedente. Nessun intervento manutentivo su impianti centrali fa facilmente intuire che questi annunci non saranno seguiti da fatti concreti e protratti nel tempo».