ArcelorMittal ha chiuso il 2019 con una perdita netta di 2,45 miliardi di dollari, contro l'utile netto di 5,15 miliardi registrato nel 2018. A pesare sui conti sono stati soprattutto il calo dei prezzi dell'acciaio e l'indebolimento della domanda, che solo in parte sono stati compensati da un incremento delle spedizioni e dei prezzi di vendita del minerale di ferro, ha spiegato il colosso dell'acciaio. Il suo EBITDA nel 2019 è ammontato a 5,2 miliardi di dollari, mentre nel 2018 si era attestato a 10,26 miliardi.
Nel 2019 ArcelorMittal ha prodotto 89,8 milioni di tonnellate di acciaio grezzo (-2,9%) e 57,1 milioni di tonnellate di minerale ferroso (-2,4%).
«Il 2019 è stato un anno molto difficile che si riflette molto chiaramente sulla nostra redditività, che si è ridotta in modo significativo» ha commentato in una nota il presidente e direttore finanziario di ArcelorMittal, Lakshmi Mittal. Sul rosso dell'anno hanno pesato anche la svalutazione di alcuni asset, in particolare negli USA, e gli oneri eccezionali legati alle ristrutturazioni.
«Nonostante le condizioni di mercato restino difficili - ha continuato Mittal - ci sono i primi incoraggianti segni di un miglioramento, in particolare nei nostri mercati chiave, USA, Europa e Brasile. Dal momento che le scorte hanno raggiunto livelli molto bassi dopo un periodo di destoccaggio, prevediamo il ritorno dei clienti sul mercato, circostanza che supporterà un miglioramento dei prezzi».
La società franco-indiana ha dichiarato inoltre che l'impatto del coronavirus sulla domanda in Cina sarà di breve durata e colpirà in modo meno accentuato altri paesi.