"Allarme rosso" per Ilva, ArcelorMittal chiede scudo penale e 5.000 esuberi

giovedì, 07 novembre 2019 17:18:59 (GMT+3)   |   Brescia
       

Il problema dell'ex Ilva non è solo quello dello "scudo penale". ArcelorMittal ha detto al governo italiano che per proseguire il suo investimento nello stabilimento di Taranto dovrà licenziare metà degli attuali dipendenti, che sono oltre 10.700. In caso contrario, il colosso franco-indiano dell'acciaio porterà avanti il percorso legale già avviato per sciogliere il contratto di affitto e acquisto dell'acciaieria. 

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in un colloquio durato tre ore, ha cercato di persuadere la società a tornare sui suoi passi offrendo il ripristino dell'immunità penale collegata all'attuazione del piano ambientale dello stabilimento tarantino. Tuttavia i rappresentanti di ArcelorMittal avrebbero fatto intendere che quello non sarebbe il problema centrale. Con la congiuntura negativa del mercato e il rischio di dover spegnere altiforni per ordine della magistratura, l'investimento non sarebbe più conveniente. Le condizioni per proseguire sono in sintesi tre: ripristino dello scudo penale; autorizzazione a licenziare circa 5.000 dipendenti di Ilva per ridurre la produzione-obiettivo da 6 a 4 milioni di tonnellate; approvazione di una legge che permetta di tenere accesi gli altiforni sotto esame della magistratura per altri 14-16 mesi. 

Conte ha parlato di "allarme rosso" e definito le condizioni poste da ArcelorMittal "inaccettabili", ma per ora le trattative proseguono. Oggi il governo incontrerà i sindacati, che rimproverano alla politica i continui cambi di posizione sullo scudo penale, ma ora chiedono tutti di mantenere la posizione e, se necessario, andare allo scontro con la multinazionale per difendere i posti di lavoro. Gli operai del gruppo si fermeranno per 24 ore a partire dalle ore 7:00 di venerdì in tutti i siti italiani, estendendo lo sciopero già programmato a Taranto. Intanto anche i lavoratori dell'indotto si dicono pronti al blocco delle attività, mentre da ArcelorMittal arriva un altro segnale del sempre più probabile disimpegno. Il colosso siderurgico ha infatti presentato i conti del terzo trimestre nel quale è stato registrato un calo della produzione di acciaio da 22,8 a 20,2 milioni di tonnellate e un rosso di 539 milioni di dollari (contro l'utile di 899 milioni dello stesso periodo del 2018).

Esperti e operatori di mercato hanno dichiarato che, se le trattative tra governo e ArcelorMittal dovessero fallire e il tribunale di Milano dovesse riconoscere le buone ragioni dell'azienda a disimpegnarsi, trovare un nuovo investitore sarà un'impresa estremamente difficile. Il concorrente di ArcelorMittal nella gara dello scorso anno ha già fatto sapere di non essere interessato all'ex Ilva al momento. Senza un investitore, la società tornerà sotto gestione commissariale. Secondo diverse fonti, stante la situazione economica attuale l'Ilva non rappresenterebbe più un buon affare per ArcelorMittal, che avrebbe tutto l'interesse ad uscire dall'investimento. Di più: l'azienda potrebbe considerare un successo l'eventuale chiusura dell'impianto, che eliminerebbe le possibilità di subentro di un suo competitor. 


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