La World Steel Association (worldsteel) prevede per l'intero 2020 una domanda globale di acciaio pari a 1.725,1 milioni di tonnellate, in calo cioè del 2,4% rispetto allo scorso anno, a causa dell'impatto della pandemia di COVID-19. Nel 2021 la domanda dovrebbe mostrare invece un recupero del 4,1%, risalendo a 1.795,1 milioni di tonnellate. Le previsioni sono contenute nello "Short Range Outlook for 2020 and 2021" pubblicato oggi dall'associazione. «Una forte ripresa in Cina mitigherà la riduzione della domanda mondiale di acciaio quest'anno – ha spiegato worldsteel –. La ripresa della domanda dopo i lockdown, nel resto del mondo, è stata più forte di quanto previsto in precedenza» tuttavia non impedisce il verificarsi di una «profonda contrazione nel 2020, sia da parte delle economie sviluppate che di quelle emergenti, con una ripresa soltanto parziale prevista per il 2021».
Secondo worldsteel, nonostante l'attuale recrudescenza dei contagi in molte regioni del mondo, è improbabile che vengano attuati lockdown nazionali. La seconda ondata, secondo l'associazione siderurgica mondiale, potrebbe essere affrontata piuttosto con «misure di contenimento selettive e mirate».
Nel commentare l'ultimo outlook dell'associazione, Al Remeithi, presidente della Economics Committee, ha affermato che «l'industria siderurgica mondiale ha superato il punto più basso della domanda lo scorso aprile per imboccare una ripresa da metà maggio». Tuttavia, «la ripresa non è uniforme tra i paesi ed è in funzione del loro successo nel contenere il virus, della struttura industriale nazionale e, infine, delle misure di sostegno economico. La Cina – ha evidenziato – ha mostrato una ripresa sorprendentemente resiliente, contribuendo a un'importante revisione al rialzo delle previsioni di crescita globale per il 2020. Nel resto del mondo, assisteremo a una forte contrazione della domanda di acciaio, sia nelle economie sviluppate sia in quelle in via di sviluppo. Questa crisi è stata particolarmente impegnativa per le economie in via di sviluppo che continuano a lottare con la diffusione del virus, i bassi prezzi delle materie prime e il calo delle esportazioni e del turismo. La pandemia – ha concluso Remeithi – ha accelerato i megatrend che hanno lentamente trasformato sia il nostro settore sia quello dei nostri clienti, portando a un impatto duraturo molto maggiore delle conseguenze a breve termine sulla domanda».