I prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) indiani sono rimasti sostanzialmente stabili, con i venditori ottimisti circa la ripresa della domanda e dei prezzi nei mercati chiave, e persino con qualche offerta più alta in Europa.
In particolare, i prezzi degli HRC indiani sono stati quotati nel range 580-600 $/t FOB, invariati nell’ultima settimana, quando l’attività commerciale è stata minima. Le fonti hanno infatti dichiarato: «le acciaierie vogliono prezzi più alti, ma gli acquirenti hanno opposto resistenza anche se la maggior parte di loro ritiene che il mercato abbia toccato il minimo».
Sono circolate voci riguardo ad accordi siglati con il Medio Oriente a 570-577 $/t, ma le informazioni non sono state confermate al momento della pubblicazione. Inoltre, secondo le fonti, la maggior parte dei fornitori indiani ha evitato offerte verso il Medio Oriente poiché si stavano preparando ad aumenti in vista del miglioramento dell’umore generale del mercato.
«Il mercato delle esportazioni sta mostrando più aspetti positivi che negativi. Positivi perché in generale si pensa che i prezzi abbiano raggiunto il minimo: i venditori infatti, guidati dalle acciaierie cinesi, hanno smesso di abbassarli. Tuttavia le contrattazioni a prezzi più alti sono ancora una sfida, poiché prevale la resistenza dei compratori», ha dichiarato una fonte di Jindal Steel and Power Limited (JSPL).
«Difficile prevedere se la tendenza nel breve termine sarà positiva o negativa. Anche l’Europa è incerta, poiché gli acquirenti hanno ridotto notevolmente l’interesse per le importazioni. Alcune acciaierie dell’Europa orientale stanno abbassando i prezzi dei prodotti piani, mentre quelle del nord stanno tentando di aumentarli: è difficile valutare la direzione del mercato UE». Secondo le fonti, le offerte di HRC dall’India in Europa meridionale sono state segnalate a circa 650-660 $/t CFR, che corrispondono a circa 600 $/t FOB, anche se erano presenti anche offerte più alte a circa 665 $/t CFR.
Almeno due funzionari di acciaierie private hanno affermato che avrebbero probabilmente ridotto del 15-20% le allocazioni dedicate alle esportazioni per il trimestre luglio-settembre, in quanto un’eventuale ripresa delle condizioni di mercato le impatterebbe solo nel terzo trimestre dell’anno fiscale.