Danieli, gruppo italiano leader nella costruzione di impianti e nella produzione di acciaio, ha chiuso l'esercizio 2015/2016 (dal 01 luglio 2015 al 30 giugno 2016) con ricavi pari a 2,5 miliardi di euro, in calo del 9% rispetto all'esercizio precedente, un EBITDA di 211,4 milioni di euro (-17%) e un EBIT di 90,2 milioni di euro (-40%). L'utile netto attribuibile al gruppo è crollato del 45% a 88,3 milioni di euro.
L'utile di periodo, spiega il gruppo di Buttrio, è prossimo alle previsioni di inizio anno, seppure inferiore a quello dello scorso esercizio (161,8 milioni di euro) che includeva però una rilevante componente positiva legata agli effetti cambio, che pur rimanendo positiva, appare significativamente ridimensionata nel corrente anno.
L'andamento dei ricavi mostra un fatturato inferiore per il Plant Making (ingegneria e costruzione impianti, con Danieli Spa), che non ha raggiunto gli obiettivi di produzione; lo Steel Making, con il gruppo ABS (Acciaierie Bertoli Safau e ABS Sisak) a parità di volumi prodotti (un milione di tonnellate) risente del calo dei prezzi di vendita.
A fine esercizio la posizione finanziaria netta era in attivo per 908,2 milioni di euro, in calo rispetto ai 956 milioni di 12 mesi prima. Sempre a fine giugno il portafoglio ordini ammontava a 2,814 miliardi di euro, in calo dai 3,15 miliardi del termine dell'esercizio 2014/2015 ma ben diversificato per area geografica e per tipologia di prodotto.
Il bilancio 2015/2016 ha risentito del rallentamento dell'economia mondiale, Asia compresa. Per l'anno in corso Danieli prevede un calo della produzione mondiale di acciaio pari all'1-1,5%, con l'Asia in contrazione dell'1% e i paesi avanzati, insieme a quelli emergenti, in flessione del 2-2,5%.
"Il mercato dell'acciaio si sta quindi stabilizzando a livelli inferiori a quelli pre-crisi per la mancanza del traino cinese unitamente ad una slow economy globale", si legge in una nota della società. "Riteniamo si sia entrati in una fase "new normal" simile a quella che ha caratterizzato gli anni 1970-2000 e che potrebbe perdurare per almeno 5/6 anni o più". L'aspettativa è che il livello globale attuale dei consumi di acciaio si mantenga per i prossimi 2-3 anni per poi iniziare a migliorare dell'1-2% all'anno.