Rapullino: "Investimenti e internazionalizzazione le risposte all'overcapacity del tubo saldato"

venerdì, 29 luglio 2011 10:31:53 (GMT+3)   |  
       

Luigi Rapullino nasce a Napoli nel 1975 e, dopo gli studi, entra in Sideralba nel 1998 dove giunge ben presto alla carica di Amministratore Delegato. La giovane società di famiglia, fondata e tuttora presieduta dal padre Tommaso Rapullino, nasce nel 1994 e dal 2002 ha sede ad Acerra, nella zona industriale ‘Pantano'. Qui rileva lo stabilimento di Merisid, centro servizi acciai piani di proprietà del Gruppo Riva derivante dall'acquisizione dell'Ilva di Taranto.

Dott. Rapullino, può brevemente illustrare l'attività caratteristica di Sideralba?

Sideralba è un tubificio ed un centro servizi acciai piani. Cerchiamo di operare a 360 gradi, anche se attualmente l'85% del fatturato deriva dalla produzione di tubi ed il rimanente dalla vendita di nastri, lamiere spianate, lamiere grecate e striate. Negli anni l'attività del centro servizi ha mostrato un continuo calo, passando dal 50% del fatturato complessivo all'attuale 15% e volgendo ad un ulterire ridimensionamento. Per quanto riguarda il settore tubi, stiamo ampliando sempre più la nostra fascia di mercato in Italia ed in Europa. I nostri clienti-tipo sono commercianti di dimensioni medio-grandi, in quanto garantiscono maggiore continuità dei flussi di ordinazione e massima affidabilità dal punto di vista finanziario rispetto a società di dimensioni minori (la questione è stata portata alla ribalta dai dissesti finanziari del 2009). Stiamo attraversando una fase di grande crescita dettata dal piano di sviluppo 2008-2013, che prevede il raddoppio della superficie coperta fino a circa 60.000 metri quadrati ed il raggiungimento di una capacità produttiva di oltre 200.000 tonnellate annue.

Come si configura il settore italiano dei tubifici? Quanti sono i competitor con i quali dovete confrontarvi nel mercato interno?

I produttori italiani di tubi saldati sono poco più di una ventina. Tutti sono in grado di produrre tubi di piccolo diametro e spessore, ma al crescere dei diametri corrisponde un calo delle società in grado di soddisfare la clientela. Per quanto riguarda i tubi saldati longitudinalmente di grandi dimensioni (fino ad 8"), non sono presenti sul territorio nazionale più di 3-4 produttori. L'import rappresenta una bassissima percentuale delle forniture, vicina allo zero. D'altro canto, di questi tempi i prezzi dei nostri prodotti risultano pari se non addirittura inferiori al costo della materia prima, quindi non vedo quale produttore estero abbia interesse a venire a ‘suicidarsi' in Italia.

Quali sono le principali sfide che deve affrontare il settore italiano del tubo saldato?

L'overcapacity nel settore italiano dei tubi saldati è una realtà. La produzione italiana è quasi doppia rispetto al consumo interno e l'apertura a nuovi mercati, ferma la volontà di non ridurre gli output, è l'unica via percorribile. Soprattutto i grandi produttori, in grado di organizzare politiche commerciali aggressive nei mercati esteri, possono ridurre il peso dell'eccesso di offerta nel mercato interno. Oltre a questo, sempre più spesso i nostri fornitori di coils si rivelano nostri concorrenti anche nel mercato dei tubi saldati. Se fino a qualche anno fa una politica del genere poteva essere accettabile, oggi non lo è più. Chiaramente, non possiamo competere con aziende in grado di vendere tubi allo stesso prezzo dei coils, dal momento che quello che per loro rappresenta un mancato guadagno per noi sarebbe una perdita. Nella precaria situazione di mercato in cui ci troviamo, ogni azienda dovrebbe fare il proprio lavoro. Ad esempio, Sideralba ha fatto la scelta di vendere al grosso commerciante e non vende a piccole realtà per una questione di rispetto commerciale nei confronti dei clienti principali. Questa politica dovrebbe giungere ai vertici della filiera produttiva, fino alle acciaierie. Devono capire che non è possibile guadagnare tre volte, vendendo il coil, vendendo il nastro e vendendo il tubo: in base alle scelte strategiche dell'azienda è necessario puntare su una sola fase della catena produttiva, così da permettere guadagni ad ogni livello della filiera.

Quali sono le risposte di Sideralba a questa fortissima concorrenza?

Vista la sovraproduzione locale, le risposte più naturali sono la minimizzazione dei costi di produzione e lo sbarco nei mercati esteri. Nel 2008, proprio all'alba della crisi, abbiamo varato un ambizioso piano industriale quinquennale che prevedeva la sostituzione delle capacità produttive obsolete e l'installazione di nuovi impianti all'interno dell'unico stabilimento dell'azienda, che hanno prodotto un forte incremento della produttività. Grazie agli investimenti sostenuti abbiamo venduto le sei linee produttive obsolete sostituendole con tre di nuova generazione, il che ha prodotto un incremento della capacità pari al 30%. Tutto questo mantenendo la stessa forza lavoro, con evidenti benefici sul costo della produzione. Nei cinque anni successivi l'obiettivo sarà posto sull'internazionalizzazione dell'attività: apriremo nuovi uffici commerciali (uno in Nord Africa) ed avvieremo un'attività produttiva in Brasile, se le valutazioni che stiamo facendo - come sembra - porteranno ad esiti positivi. Per quanto riguarda il mercato locale, la vera sfida è la disponibilità ad assecondare le esigenze del cliente. Sideralba produce circa 200 tipologie di tubi di dimensioni diverse, che, moltiplicate per le qualità dei prodotti e per gli spessori, portano l'offerta complessiva ad oltre 1.000 articoli. Non avendo rilevato una particolare concentrazione delle richieste attorno ad alcun prodotto, dobbiamo essere bravi nell'offrire ai clienti la massima disponibilità di prodotti pronti a magazzino, con tutte le difficoltà del caso nella programmazione del lavoro e l'onere di un magazzino sempre ben fornito anche di materie prime. Nella nicchia dei tubolari per l'industria dell'arredamento, inoltre, abbiamo la possibilità di massimizzare la fidelizzazione dei clienti, offrendo prodotti con sezioni particolari e studiate su misura per il committente, che con ogni probabilità si ripresenterà con nuovi ordinativi grazie al rapporto di collaborazione avviato con il tubificio di riferimento.

Secondo le ultime statistiche l'Italia stenta a riprendersi dalla crisi globale. Che scenario si prospetta a livello di crescita macroeconomica per il paese?

Quando è iniziata la crisi, nel settembre 2008, in un convegno un analista annunciò che per tornare ai numeri pre-crisi ci sarebbero voluti dieci anni. Ci fu un boato in platea, ed i più ottimisti sostenevano che già nel 2010 la ripresa economica sarebbe stata veemente. Oggi siamo nel 2011 e l'anno si avvia a concludersi in maniera forse peggiore di quello precedente. L'Italia è nota come un paese molto abile nel rialzarsi una volta che ha toccato il fondo, ma il vero timore è che il peggio non sia ancora passato. In questa congiuntura critica la classe politica non sta dimostrando il necessario impegno a sviluppare piani industriali di lunga durata veramente mirati ad incentivare l'attività dei privati.

Come sono cambiate le vostre strategie di acquisto in seguito agli sconvolgimenti prodotti dalla crisi?

La crisi ha prodotto una sorta di ‘ritorno' alle forniture locali. Prima del 2008 ci si poteva tranquillamente rifornire di prodotti cinesi, anche attendendo i tre mesi circa necessari alla consegna della merce, perché il rischio più estremo che si poteva correre era ricevere la merce quando le quotazioni di mercato avevano ormai raggiunto il prezzo d'acquisto. Oggi questo non è più possibile: a causa della volatilità delle materie prime e delle fluttuazioni valutarie la programmazione deve necessariamente essere a breve raggio. Pertanto, attualmente il nostro input (coils laminati a caldo neri, zincati, decapati, preverniciati e laminati a freddo) viene reperito da produttori italiani nel 60% dei casi, mentre per il rimanente 40% ci affidiamo a prodotti importati quasi da tutto il mondo (Russia, India, Cina, Turchia, ecc), senza che si possano effettuare programmi di acqusto che vadano oltre i due-tre mesi. Tra le dinamiche da valutare nella scelta delle forniture si inserisce la problematica relativa alle fluttuazioni valutarie: prodotti come quello turco, anche se ormai paragonabili agli standard europei, non sono abbastanza competitivi per via dell'effetto-dollaro. Infatti, anche quando le loro quotazioni si rivelano economicamente interessanti, lo fanno in misura minima, che non stimola ad interrompere o sospendere il rapporto fiduciario instaurato negli anni con le acciaierie italiane e ad attendere il lead time necessario alla ricezione della merce.

Quali mercati stranieri possono rappresentare uno sbocco per i tubi saldati italiani ed europei?

Sideralba, vista anche la collocazione strategica a pochi chilometri dal porto di Napoli ed a poche ore di navigazione dalle costa magrebine, ha già da tempo inaugurato le forniture a clienti in Nord Africa. A causa dell'instabilità politica della regione, le attività commerciali hanno subito un drastico crollo, dopo che negli ultimi anni Sideralba, così come altri competitor europei, aveva realizzato ottimi affari sia a livello di marginalità che a livello di volumi consegnati. Credo che nel corso del prossimo anno questi mercati possano normalizzarsi - fatta eccezione per l'Egitto, dove la situazione si sta già normalizzando - e che, soprattutto relativamente al business dei tubi strutturali, possano assorbire grandi volumi di acciaio, in quanto ad ogni guerra segue la ricostruzione. Un altro mercato sotto i riflettori è quello brasiliano. Si tratta di un paese con una certa stabilità governativa ed una popolazione molto numerosa ed avviata sulla strada del benessere che nei prossimi anni necessiterà di ambiziosi progetti edili (si parla di milioni di nuove unità abitative). Anche grazie al traino di importanti eventi sportivi, come le Olimpiadi di Rio de Janerio 2016 o la FIFA World Cup 2014, il paese avrà sempre più ‘fame' di acciaio per la costruzione di importanti infrastrutture. Il paese, peraltro, è nel mirino dei colossi dei più svariati settori industriali, automotive in testa, i quali contribuiranno a far lievitare la domanda locale di acciaio anche in altri ambiti rispetto a quello delle costruzioni.

Questa le ricetta di Sideralba per affrontare con fiducia i prossimi anni, che si preannunciano cruciali per il futuro dell'Italia. Se le previsioni macroeconomiche si stanno facendo sempre più buie per l'Italia, in Europa (ed in Germania in particolare) l'industria in generale sta riuscendo a ‘cavalcare la crisi', avvantaggiandosi di ogni singola opportunità offerta dal mercato. Anche per questa ragione, la realtà italiana andrà sempre più inserita in un contesto pan-europeo, così da costituire un blocco per poter fronteggiare all'avanzata di paesi che stanno vivendo la loro prima vera esplosione industriale. In seguito ad ogni crisi si aprono molte opportunità, e la lezione che ci ha impartito la crisi globale dovrebbe portare alla creazione di una nuova economia con basi molto più solide rispetto a quelle ‘di carta' franate sotto i piedi di milioni di lavoratori. Da questo punto di vista la lentezza della ripresa potrebbe rappresentare un occasione da non farsi sfuggire.


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