Michele Amenduni: la priorità è difenderci dalle invasioni estere

martedì, 27 maggio 2014 15:58:41 (GMT+3)   |   Brescia
       

Presidente del Consiglio di Amministrazione delle società Tecnotubi Spa, Zinchitalia Spa, nonché del Gruppo Amenduni Tubi Acciaio, Michele Amenduni è nato a Bari nel 1965 e vive a Verona. Dopo la Laurea in Economia e Commercio conseguita all'età di 22 anni, ha svolto un master e un corso di perfezionamento negli Stati Uniti e successivamente ha iniziato la propria carriera lavorativa nel settore dell'acciaio presso l'ATM di Bari, produttore di tubi senza saldatura sino al 1996. Nell'anno 2000 ha fondato la Zinchitalia Spa e nel 2007 ha rilevato la Tecnotubi Spa, aziende leader in Europa soprattutto per l'alto livello qualitativo dei prodotti.

01- Dott. Amenduni, può innanzitutto fornirci una breve presentazione del Gruppo Amenduni Tubi Acciaio? 

Ho fondato Zinchitalia nel giugno 2000. L'azienda ha iniziato a operare nel gennaio del 2001 con un piccolo impianto di zincatura a Monsano, in provincia di Ancona. L’azienda si è poi evoluta da semplice zincatura per conto terzi in commercializzazione di tubi e quindi zincatura degli stessi. Nel 2007 abbiamo invece acquisito la Tecnotubi di Alfianello (Brescia), produttore storico di tubi di alta qualità sempre in acciaio al carbonio. Nel 2008 abbiamo trasferito la Zinchitalia - che nel frattempo aveva rilevato l’attività di Tubimar di Ancona - a Brescia, nello stesso sito di Tecnotubi. Le aziende sono così perfettamente integrate: una produce, una fa attività di zincatura. All'attività di zincatura Zinchitalia ha aggiunto l’attività di verniciatura con due impianti, uno ad acqua e uno a vernice epossidica, nonché un impianto di produzione di tubazioni preisolate. A queste aziende si è aggiunta Antares Tubi Acciaio, che commercializza tubi senza saldatura. Abbiamo infine una partecipazione in Ferrotubi e Derivati di Carugate (Milano), azienda che si occupa della commercializzazione di tubi in acciaio e relativi accessori. Il gruppo fattura complessivamente 100 milioni di euro, impiegando circa 170 persone.

02- Qual è il core-business dell'azienda e quali i principali mercati di riferimento? Com'è diviso percentualmente il fatturato tra mercato italiano ed estero?

Il core business dell’azienda riguarda la produzione di tubi da 0,5 a 8 pollici in acciaio al carbonio, con tutte le tipologie, dal grezzo allo zincato al verniciato. Il mercato di riferimento è quello europeo. In particolare, la divisione è 65% mercato estero, 35% Italia.

03- Come valuta i risultati operativi e finanziari conseguiti dall'azienda nel 2013?

I risultati conseguiti dall’azienda nel 2013 sono ottimi per tutte le aziende del gruppo, non in valore assoluto certamente, ma tenuto conto della situazione generale del settore in cui operiamo e del fatto che in periodo di crisi i concorrenti perdono un po’ tutti.

04- Quali investimenti sono stati fatti negli ultimi anni (in Italia e all'estero) e quali andranno a regime quest'anno?

I nostri investimenti hanno riguardato prevalentemente il territorio italiano. Sono stati fatti ad esempio investimenti in impianti di trattamento termico nei nostri stabilimenti. Per il futuro posso solo dire che stiamo valutando la possibilità di qualche acquisizione che potrebbe essere annunciata in tempi relativamente brevi [il Gruppo Amenduni Tubi Acciaio ha acquisito Alessio Tubi in data 20 maggio 2014, ndr].

05- Quali effetti ha avuto la crisi sulla vostra attività e sulle vostre strategie? La situazione riguarda tutti i prodotti o solo alcuni di essi?

Per quel che ci riguarda, la crisi ci fa ottenere gli stessi risultati con il triplo degli sforzi. È diventato tutto molto più difficile, specialmente sotto l’aspetto dei pagamenti e quindi delle coperture finanziarie, che non sono sempre totali. La situazione riguarda il reparto in generale, quindi tutti i prodotti.

06- L'incertezza dei mercati che ha imposto decisioni sempre più last minute senza possibilità di programmazioni ha effettivamente influenzato le modalità di acquisto per molti compratori?

Sicuramente questa incertezza ha portato tutti noi a lavorare con molta meno programmazione. Già in Italia si lavora con poca programmazione rispetto ad altri paesi, ma questo fenomeno è stato accentuato ulteriormente. Questa situazione non ha favorito affatto i produttori italiani, poiché il mercato italiano è assolutamente depresso, anche per motivi di pagamento, nonché per problemi di altro tipo, da quello politico a quello giudiziario a quello bancario, eccetera. Quel che dico sempre è che purtroppo non c’è in Italia un modo legale per espellere i truffatori, per tenere lontani i delinquenti.

07- Quali sono i principali ostacoli alla ripresa del mercato dei tubi e cosa possono fare i produttori per rafforzare la propria posizione?

I maggiori ostacoli alla ripresa del mercato sono in questo momento, oltre alla situazione che riguarda l’Italia in generale, gli elevati costi dell’energia, dell’inquinamento, del personale e l’invasione dei produttori esteri, soprattutto turchi. Questi, lavorando senza regole, vengono a fare competizione in Europa in una posizione di vantaggio. Potendo operare sulla propria moneta, che nell’ultimo periodo è stata soggetta a svalutazione, essi possono dimostrare di non andare sotto costo, di conseguenza non riusciamo a colpirli con misure di dumping. Per quanto mi riguarda, non sono tanto gli indiani o i cinesi, quanto i turchi a rappresentare il pericolo maggiore, perché sono molto più vicini a noi. Dalla Cina o dall’India si è infatti costretti a comprare grossi quantitativi e si riduce il numero di commercianti che possono accedere a questi finanziamenti. Non sono tanto i grossi produttori – quali Borusan Mannesmann – a rappresentare una minaccia, quanto i piccoli produttori turchi. Per quel che mi riguarda dovrebbe essere imposto un dazio ai turchi, in modo da portarli a sostenere i nostri stessi costi.  Noi produttori europei non possiamo fare altro che prendere sempre più nicchie, perché altrimenti non riusciamo a fronteggiare l’invasione estera.

08- Sempre in materia di tubi, vi sono dunque ostacoli agli scambi o pratiche sleali da parte di paesi terzi nei confronti dei produttori europei?

Non parlerei di pratica sleale. Siamo noi che consentiamo che i produttori esteri vengano in Europa facendo il prezzo che vogliono fare. Dobbiamo essere noi in grado di difenderci. In Europa entrano tutti, mentre negli Stati Uniti impongono dazi da un giorno all’altro non appena si accorgono di possibili danni alle aziende locali. Dovremmo quindi fare sì che i produttori esteri giochino con le nostre stesse regole. Non si può “giocare” senza pagare un euro sull’inquinamento.

09- Quali sono secondo lei le principali difficoltà che si trova ad affrontare l'industria siderurgica europea?

Come ho già accennato, gli elevati costi, dall’energia elettrica, la cui parte maggiore sono le accise, al personale, la cui parte maggiore sono gli oneri sociali.  È chiaro quindi che non riusciamo a fronteggiare la competizione estera. Poi ovviamente produciamo più tonnellate di quelle che chiede il mercato. È inutile però parlare di sovraccapacità dal momento che nessuno è disposto a ridurre la propria capacità; uno se la taglia solo se va in crisi o se chiude. Come al solito noi italiani facciamo grandi dichiarazioni, ma poi pensiamo che il sacrificio lo debbano fare gli altri. Dal momento che in Italia non ci metteremo mai d’accordo sulla riduzione della capacità, dovremmo puntare sull’abbassamento dei costi. Se vogliamo fare qualcosa a livello europeo, possiamo solo imporre dei dazi adeguati in modo tale da ridurre perlomeno le invasioni estere.

10- Cosa pensa delle politiche dell'Unione Europea in materia di clima, energia e ambiente?

Penso che qualche provvedimento sia giusto, qualcun altro sbagliato; il problema è che lo devono rispettare tutti gli operatori di mercato. Se certe norme sono rispettate da un solo soggetto, questo paga costi maggiori rispetto agli altri e dunque va fuori mercato.

Per concludere, io penso che in qualunque mercato, se si lavora con un po’ di passione e di professionalità, si riesce a ottenere risultati, sicuramente anche grazie a un po’ di fortuna. In questo momento è chiaro che la priorità è quella di difenderci, perché purtroppo non siamo aiutati nemmeno dal nostro sistema paese. 

 


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