Cinzia Vezzosi (EuRIC): restrizioni all'export Ue di rottame? Serve gradualità

martedì, 16 novembre 2021 17:23:15 (GMT+3)   |   Brescia
       

La Commissione europea dovrebbe annunciare questa settimana la propria proposta di revisione del regolamento n. 1013/2006 sulla spedizione transfrontaliera di rifiuti (Waste Shipment Regulation). Nonostante non sia circolato alcun documento fino ad ora, i riciclatori e i gestori di rifiuti europei temono che la bozza preveda una restrizione generalizzata delle esportazioni di materie prime provenienti da operazioni di riciclo (Raw Materials from Recycling, RMR), fra cui il rottame. SteelOrbis ne ha parlato con Cinzia Vezzosi, Presidente di EuRIC (Federazione europea delle imprese del riciclo) che, insieme ad oltre 300 associazioni e aziende del riciclo europee, chiede garanzie a tutela di un commercio libero, equo e sostenibile delle RMR.

«Finora sono circolate soltanto indiscrezioni – ha premesso Vezzosi – Quel che è sicuro però è che le modifiche all’attuale regolamento interesseranno tutti i rifiuti e ovviamente tutte le filiere, non solo quella del rottame. Pare che la Commissione punti a limitare le esportazioni verso quei paesi in cui non vengono rispettate le stesse condizioni di gestione dei rifiuti che vengono rispettate presso i nostri impianti». Preoccupano non solo i contenuti della bozza, ma anche le tempistiche per l'applicazione dei provvedimenti. «Noi chiediamo gradualità – ha detto la Presidente di EuRIC – Questo perché è evidente che attualmente non esiste a livello europeo una capacità industriale tale da poter assorbire tutto ciò che esportiamo. Le aziende si stanno aggiornando, ma ci vorranno anni affinché si arrivi in Europa a una situazione di maggior utilizzo del rottame prodotto internamente. La bravura delle nostre aziende nel raccogliere rottame, cernirlo, prepararlo e renderlo materia prima sostituibile alle materie prime vergini è un esercizio di buona economia circolare che andrebbe preservato il più possibile».

La Presidente di EuRIC ha ricordato che a livello europeo solo poco più del 40% di produzione di acciaio deriva da forno elettrico e che in Italia, benché la situazione sia opposta (circa l'87% di produzione deriva da EAF e la domanda di rottame è superiore al gettito nazionale), «le acciaierie non hanno alcuna difficoltà a reperire il materiale sul mercato europeo. Nel 2020 hanno acquistato dai paesi Ue poco meno di 5 milioni di tonnellate di rottame». Guardando agli scambi con i paesi extra Ue, «l'Italia lo scorso anno ha importato 310mila tonnellate circa di rottame a fronte di un'esportazione di 450mila tonnellate. Ci troviamo quindi davanti a una situazione di sostanziale equilibrio. Le acciaierie acquistano da paesi terzi per tenere bassi i prezzi quando ne hanno necessità. Nulla da eccepire al riguardo, ma è bene garantire a tutte le aziende libertà di flussi in import e altrettanto in export».

Le aziende del riciclo temono che una limitazione delle esportazioni di rottame si tradurrebbe in un incremento eccessivo dell'offerta sul territorio europeo, che a sua volta causerebbe un abbassamento del prezzo del materiale. «Ogni azienda del recupero e del riciclo sostiene costi importanti – ha osservato Vezzosi – e quindi per sopravvivere ha bisogno che il prezzo del rottame selezionato (RMR) abbia un valore economico pertinente e che rifletta anche tutto l'impianto amministrativo e regolatorio che deve osservare».

Le aziende rappresentate da EuRIC vogliono essere parte integrante della sfida dell’attuazione del Green Deal. Tuttavia, ha sottolineato Vezzosi, chiedono condizioni che consentano loro di «rimanere in piedi in maniera sana. Non abbiamo difficoltà a mettere il nostro materiale a disposizione dell'industria siderurgica, ma bisognerebbe immaginare strumenti differenti per farlo, come l'aumento dell'utilizzo di rottame all'interno delle acciaierie, incluse quelle a ciclo integrale. Questo dovrebbe portare a un allargamento della richiesta e quindi consentirci di rimanere sul territorio nell'ipotesi di restrizioni sull'export. Chiaro che questo passaggio non potrà avvenire da un giorno all'altro. Serve sempre gradualità». Oltre che un bilanciamento dei diversi interessi di cui beneficerebbe l'intero sistema economico, dato che «la sofferenza di una categoria si ripercuoterebbe su tutti». Vezzosi auspica pertanto che tutti gli stakeholder si siedano a un tavolo per discutere e trovare soluzioni graduali che soddisfino tutti.

Per concludere, la presidente di EuRIC ha ribadito che a livello istituzionale è necessario che si arrivi a una sintesi che salvaguardi l’intero sistema: «Anche per noi la siderurgia è strategica, ma serve un equo approccio all'intera filiera».

Stefano Gennari


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